martedì 11 gennaio 2011

"il libro dimenticato a memoria"

V. Agnetti, Libro dimenticato a memoria, 1970.



Agnetti è considerato esponente italiano maggiore dell'arte concettuale e ricercatore nel campo delle arti visive.
Le sue opere sono delineate da un forte impulso mentale e spesso riguardano l'auto-analisi giocata sul confronto fra immagine e parola che cerca di evidenziare il rapporto che si crea tra il funzionamento dei linguaggi visivo e verbale.
Sono celebri i suoi libri dimenticati a memoria che tramite la figura del paradosso parlano del rapporto che si instaura tra le parole e le cose che esse designano. Questi libri graficamente presentano scritte sovrapposte, contenuti svuotati fisicamente (pagine bianche): abbandona così ogni tecnica per recuperare il flusso della vita ma nella specificità della forma artistica.
Nel Libro dimenticato a memoria l'azione impiegata è stata quella di tagliare la parte centrale delle pagine riducendole a cornici di un vuoto. Il messaggio appare a mio avviso chiaro: quando il linguaggio perde lla sua capacità fondamentale di essere mezzo comunicativo occorre cancellare la cultura che esso produce e di conseguenza eliminare il contenuto del libro essendo questo strumento eccelso per tramandare il pensiero e la cultura stessa.
Bisogna ricordare che le proposizioni di Agnetti comprendono sempre riflessioni politiche e ribadiscono il suo rifiuto verso la cultura ufficiale utilizzando un linguaggio universale ottenuto dalla relazione tra significati e significanti.
Dunque per Agnetti “la cultura è l'apprendimento del dimenticare” ma non inteso come instabilità e incertezza ma come lui stesso definisce dimenticare a memoria: una assenza che diviene piena presenza. Così nel libro menzionato si evidenzia un vuoto enigmatico farcito di sensi e domande a cui dobbiamo rispondere. Ne traspare un senso filosofico ovvero le esperienze di vita, “i pensieri sono dimenticati a memoria nel senso che permangono oltre l'attimo che li produce e sono dimenticati da se stessi nell'atto in cui si manifestano”.

2 commenti:

  1. Il gesto dell'artista potrebbe sembrare un autocensura e invece è sicuramente più comunicativo di qualsiasi discorso verbale,il suo messaggio arriva in modo diretto e chiaro!

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  2. cosa può comunicare meglio il vuoto del vuoto?

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